La nostra vacanza e’ agli sgoccioli, iniziato il countdown verso il rientro. Sabato si torna alla base. Alla cattività metropolitana, all’afa impietosa, all’asilo del Patato, al faccia a faccia col vero volto del mio anno sabbatico.
In queste settimane, davvero volate via come volano sempre le cose belle, abbiamo avuto la fortuna di di godere di una tregua dalla vita vera. L’unica cosa che adesso conta e’ che ce la siamo goduta.
Mio figlio diventa grande e so che, tra non molto, mi piomberà addosso una grande nostalgia di questi tempi, quando il Patato può ben essere definito tale, senza cadere nel ridicolo vezzeggio del cuore di mamma. Sta crescendo in fretta, come tutti i cuccioli che ti distrai un attimo e li ritrovi quasi adulti.
Ieri pomeriggio sul tardi, mentre il sole iniziava a dare un po’ di tregua, mio figlio ha avviato la sua personale sfida con le onde sulla riva del mare. Questo puffo di ottantacinque centimetri, magrolino, nel suo costumino della taglia di un anno fa, stava li’ ad aspettare l’onda che si infrange sui sassi. Immobile e saldo nel suo baricentro, o andandole incontro, con stampato sulle labbra il sorriso più furbo del mondo. E ruggiva, letteralmente, ogni volta che l’onda arrivava e la sfida era vinta: rimanere in piedi contro la forza del mare. E’ un puffo mio figlio, ma un puffo Leone, sempre più evidente col passare dei giorni.
Alla fine della sua battaglia si accoccolava, tutto soddisfatto, tra le gambe del papà, a sua volta preso da un momento di revival musicale “perche’ la vita e’ un brivido che vola via, e’ tutto un equilibrio sopra la follia” (* cit) e, indicando il cielo al tramonto, esclamava deciso “LUNA!”
* cit. da “Sally” – Vasco Rossi 1996