I TALENTI DEI FIGLI


(Immagine tratta da: https://eathink2015.org )

Dopo i talenti delle donne mi è capitato di riflettere (molto) sulla questione talenti dei figli. Credo sia un tema universalmente noto e tormentoso per tutti i genitori, soprattutto per coloro che vivono in luoghi – come la Svizzera – in cui il sistema scolastico è fortemente meritocratico e dove, già dalla scuola primaria, i bambini/ragazzini si trovano spesso a fare scelte che avranno o potranno avere significative conseguenze sul proprio futuro formativo e professionale.

Non entro nel merito di un sistema complesso (e controverso), caratterizzato da luci e ombre (come tutti), che crea spesso nelle famiglie – ancor prima che nei diretti interessati, ancora “piccoli” per certi ragionamenti – grandi inquietudini circa le possibilità di istruzione e di lavoro delle proprie creature. Normalissimo, più che naturale. Ormai, negli strani tempi di questo millennio, tutto è: “che lavoro potrà fare da grande“. Ma in verità mi sbaglio, perché lo stesso tormentone esisteva anche alla fine del millennio precedente, cosicché per cercare qualche risposta cerco di non pensare al futuro, ma di osservare il più oggettivamente possibile il passato: il mio.

Sono sempre stata una alunna diligente, ho sempre studiato senza grandi difficoltà (che non significa senza fatica) e senza dare ai miei genitori preoccupazioni di rendimento scolastico. Come per tutti, c’erano materie che mi piacevano molto e altre che amavo assai meno. Alcune che studiavo volentieri, ma per le quali in modo abbastanza evidente avevo poca predisposizione, e altre che quasi si studiavano da sole. Infine quelle che mi facevano sommamente schifo e per le quali gli sforzi per avere risultati decenti parevano centuplicati.

Riguardando a distanza di qualche decennio questo panorama, mi dico che non sarebbe stato così difficile individuare una strada (per quando approssimativa e sicuramente incerta) da intraprendere per un futuro professionale e di vita. Fai ciò che ami, investi sui tuoi talenti. Facile? Forse no, ma credo che ognuno avrebbe il diritto almeno di provarci.

Le cose nella vita, si sa, a volte prendono pieghe strane. Soprattutto quando le persone intorno a te, che fino ad una certa età sono anche formalmente responsabili per te medesima, e dopo magari non più nella forma ma certamente nella sostanza, sembrano incapaci di vedere e comprendere tutto ciò. Se l’unica preoccupazione è “studiare qualcosa che ti procuri un lavoro” il rischio di andare fuori strada è abbastanza alto.

Mi sono sempre considerata una persona priva di un particolare talento, di capacità spiccate che potessero indirizzarmi chiaramente nelle vita. Sicuramente non sono mai stata né Einstein, né Van Gogh, né Leopardi, ma altrettanto quasi sicuramente sbagliavo. I miei talenti, come quelli di chiunque altro, erano lì, alla luce del sole, visibili a coloro che solo avessero voluto vederli, crederli validi e investirci qualcosa sopra. Non considerarli semplicemente delle cose carine su cui costruire qualche innocuo passatempo.

Mi sono spesso trovata in grandi situazioni di impasse, non riuscendo a decidere “cosa fare nella vita“, avendo la sensazione che non mi interessasse nulla. Nulla di più sbagliato. C’erano un sacco di cose che mi interessavano da morire, ma erano in quella logica di vedere il mondo semplicemente “quelle sbagliate“, quelle che non ti consentono di portare a casa la pagnotta.

Ho fatto altro, cercando di tenere insieme, a volte con scarsissimo successo, a volte con migliori risultati, “il pane e le rose“. Avevo sicuramente di che vivere, ho avuto modo di costruirmi una famiglia e di avere un tetto sopra la testa, ma non potrei sicuramente dire di essere stata felice e realizzata. Magari non lo sarei stata neppure se avessi seguito un’altra via, la mia via. O magari sì. Non mi sarei comprata una casa, ma forse mi sarei alzata ogni mattina animata da una profonda gioia e da una voglia matta di affrontare la mia giornata.

Io non lo saprò mai e va bene così, perché poi a volte la vita trova strani modi di aggiustare in qualche modo le cose. Ti fa cambiare aria, città, ambiente, persone, addirittura Paese. Ti fa incontrare l’ignoto, tutto ciò che mai neppure lontanamente avresti immaginato, e le sfide diventano altre. Sta a te accettarle o meno.

Quello che però credo sia dovuto, per chi è genitore, è farsi qualche domanda sul talento dei propri figli: “ognuno è un genio” (*), basta osservare, liberi da schemi e pregiudizi. E in base a quelle risposte provare a permettere loro di diventare compiutamente ciò che sono, indipendentemente da tutto e da tutti. Se la strada è quella giusta, forse anche l’universo collaborerà.

(*) Albert Einstein

I HAVE A DREAM

(Immagine tratta dal web)

Ho un sogno, forse pure più d’uno e non sono sicuramente la prima a dirlo (*). Ce n’è però sicuramente uno che torna e ritorna di questi tempi e che ha a che fare con Einstein, le donne, le donne expat, il fare rete e i talenti.

Sono personalmente convinta che le donne siano meravigliose quando investono nei propri talenti, senza perdersi troppo nelle piccolezze delle recriminazioni e del quotidiano a cui, purtroppo, spesso sono diabolicamente attirate. Le donne che, per vicende personali e di vita, si sono trovate a “vivere altrove” possono esserlo pure di più: esiste in loro la forza della terra, che le ha portare a ricreare casa ove casa non c’era; la forza dello spazio che le ha portate a ricostruire sé stesse e il proprio mondo con l’impronta del nuovo e della libertà.

Le donne hanno infiniti talenti e, quando ci credono e lo desiderano, possono riuscire a creare infiniti universi dal niente. Sto incontrando donne bellissime, con splendidi talenti e grande forza creativa. Ho un sogno grande: che un giorno tutte queste magnifiche donne si mettano insieme, tessendo e costruendo reti, per far fiorire al meglio le loro capacità e farne doni bellissimi per tutti coloro che hanno la fortuna di incontrarle.

(*) Marthin Luther King Jr.