MOSCHE BIANCHE

Lui decisamente si nota, in mezzo a bambini abbronzati, anche a pochi mesi di vita, e mediamente sovrappeso. A bambine decenni con la pancia e l’incipiente cellulite, effetto più degli errori dell’industria alimentare che non di sana e robusta costituzione.

Lui, pallido da sembrare candeggiato, e ossuto al punto che ormai ogni giorno  mi domando dove vada quello che mangia.
Non da molto, in effetti, e certamente non in modo così continuo, ma sicuramente in questi giorni vacanzieri mangia più di quando io non riesca a fare. La pasta con le vongole, i pesci e le carni, le sue adorate insalate e l’immancabile gelato.

È partita la fissa del bigliardino, del pallone che non ha mai degnato di uno sguardo, e confermata quella delle opere di cantieri di sabbia e di raccolta sulla spiaggia di qualsiasi oggetto capace di attirare la sua attenzione, meglio se animato.
La madre matrigna è tassativa: con le conchiglie si gioca, ma poi si rimettono dove sono state raccolte, i pesci vivi si lasciano là dove stanno. Saresti contento tu se qualcuno venisse a portati via da casa tua.

Sento discorsi di chi, da ore al cellulare, parla di affittare cottage ad Antigua, in stridente contrasto con quelli che arrivano pieni di tatuaggi e borse frigo straripanti di bibite gassate, elargite con generosità a creature minuscole, mentre i genitori passano la giornata fumando sigarette con noncuranza.

Tutto in pochi metri quadrati, e io quasi sorpresa, non essendo più abituata a capire cosa dice la gente intorno a me, anche mentre penso ad altro e mi sto facendo i fatti miei.