Maggio è un mese di mezzo, non ancora estate e a volte, non primavera. È il mese dei cambi di stagione, spesso ripetuti anche due o tre volte, essendo fortunati, quando da dieci gradi si passa a trenta, e viceversa, in poche ore.
È il momento delle esclamazioni “wow, arriva l’estate!”, “wow, devo rifarmi il guardaroba!” (O almeno dovrei, ferma poi restando l’incapacità acquisita di scegliere davvero qualcosa di adatto: il mese scorso, quando sono stata in Italia, ho comprato un vestito, mi sembrava di aver fatto l’affare dell’anno, non caro, comodo, facilmente portabile, non troppo scollato per il meteo zurighese… non fosse che quando il marito l’ha visto mi ha detto che sembra una tunica amish, cosa in effetti anche possibile. Vivi per cinque anni a Zurigo e perderai quasi inevitabilmente qualsiasi competenza su come acquistare abiti trendy, portabili, economici, che siano diversi da jeans, T-shirt, maglioni e impermeabile).
Maggio è il mese del “voglio assolutamente andare al mare!!!”anche se sai benissimo che, se tutto va bene, il mare non lo potrai vedere dal vivo prima di un paio di mesi. É il mese in cui, d’accordo, si apre la stagione dei bagni cittadini all’aperto, a patto di farsi andar bene un tuffo nell’acqua a 20 gradi scarsi.
È il mese in cui sembra che l’anno scolastico debba finire domani, forse per tue rimembranze giovanili, quando sai benissimo che si dovrà arrancare fino a metà luglio prima di vedere la chiusura delle scuole. E non importa se ‘ste creature abbiano fatto più vacanze negli ultimi due mesi che tu in tutta la tua carriera scolastica, arriveranno a questo punto, per ignoti motivi, comunque inevitabilmente stravolte.
Maggio è pure il mese in cui ti tocca invecchiare, anche se tu continui a sentirti “diversamente giovane dentro”. E’ il mese delle promesse, del sogno di una lunga e bella stagione nel suo inebriante inizio, di giornate infinite e luminose in cui pensi che potrai fare qualsiasi cosa.
Maggio sta finendo, tra un paio di giorni è giugno e, onestamente, inizio a sentirmi abbastanza sollevata.
(Testo e foto Carlotta G.)