Miracolo mare

(Testo e foto Carlotta G.)

Qualche settimana fa, poco prima dell’inizio delle vacanze, parlavo con un’amica (che beata lei al mare ci è nata e cresciuta) della convinzione del miracoloso influsso marino sulla salute, su tanti piccoli e grandi problemi della vita che, a volte, sembrano quasi d’incanto dissolversi al semplice contatto con l’acqua salata.
Ci dicevamo a vicenda di speranze (o illusioni) per ciò che di bello e buono e insperato sarebbe potuto accadere non appena fossimo arrivate alla tanto agognata meta, dopo lunghi mesi di attesa.
È un’idea che mi porto dietro da sempre – le dicevo – ma non potrà funzionare come quando eravamo bambine, come qualche anno fa, quando eravamo giovani, e la vacanza al mare era la soluzione a tutti i problemi del mondo – le dicevo.
Voglio credere che funzioni – mi ha risposto

Eh si, col senno di poi ha pure funzionato, sicuramente oltre le aspettative.
Il vero (grande) problema è che non è in alcun modo possibile esportare il miracolo: non appena da lì ti allontani questo svanisce, come la carrozza di cenerentola allo scoccare della mezzanotte.

“Felice l’uomo che prima di morire ha avuto la fortuna di navigare l’Egeo. Molte sono le gioie di questo mondo (…) ma poter solcare questo mare in un tenero autunno, mormorando il nome di ogni isola: credo non esista un’altra gioia che più di questa possa elevare il cuore dell’uomo in Paradiso.”

(Nikos Katzantzakis – Zorba il greco)