Da un po’ di tempo mi capita spesso di riflettere sui danni fatti dal famoso “Cogito ergo sum“, frasetta che chissà perché è entrata negli anni nella testa di quasi tutti coloro che hanno un’istruzione superiore di qualche tipo, e che accompagna come un mantra diverse fasi della vita, quasi a pari merito con l’altro best-seller “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce“. Spiace dire che probabilmente ai due eminenti signori di cui sopra era sfuggito qualcosa di un tantino essenziale sulla natura umana.
Come se fosse possibile avere (davvero) cervello senza cuore, e naturalmente viceversa, ed essere esseri umani completi ed assennati. E come se fosse vero che l’essenza dell’uomo fosse contenuta in quel guazzabuglio infernale che oggi chiamiamo comunemente “mente”, con le perversioni (nostre ed altrui naturalmente) a cui il quotidiano ci ha insegnato ad assistere come fosse cosa inevitabile.
Discutevo poco tempo fa con una persona di un’altra generazione, in un contesto complicato da una situazione emotiva difficile, ulteriormente aggravata dai legami familiari, in un dialogo che poteva suonare più o meno così:
“Perché io penso sempre, sono abituata a pensare a tutto quello che succede, a tutti i problemi che ci sono!”
“Beh, forse la soluzione sarebbe proprio smettere per un po’ di pensare“
“Eh?!? E perché mai?? Si sa da sempre che le persone intelligenti pensano per risolvere i problemi!“
Le persone intelligenti DEVONO pensare. Se io non penso con la mente, non posso definirmi una persona intelligente e la mia vita sarà un disastro. Assunto che, probabilmente, ha comportato nei secoli danni incalcolabili al genere umano, che ha finito per scambiare il parto dei propri deliri mentali con la realtà, o ancora peggio, con la VERITA’.
Temo che la verità stia però altrove, molto altrove. Se non ne siete convinti provate a dedicare qualche minuto alla lettura di questo testo, che molto meglio delle mie capacità narrative espone un altro punto di vista.
Dopo, provate a osservare ciò che sentite. Osservate e sentite, non pensate.
(Echkart Tolle, “Un nuovo mondo”)