Alla fine della scuola qui a Zurigo manca ancora un mese, le lezioni termineranno, infatti, come d’abitudine, a metà luglio, per poi riprendere il 21 agosto col nuovo anno scolastico che per noi segnerà il grande passaggio alla scuola primaria.
Mancando ormai poche settimane alla fine ufficiale del Kindergarten della Creatura, riesco a mente fredda a fare un piccolo bilancio di fine anno, il primo per lui nella scuola svizzera, dopo tre trascorsi in quella italiana bilingue.
La decisione relativa al trasferimento, in alternativa all’inizio del percorso della scuola elementare italiana, non era stato affatto semplice né indolore. Erano parecchi i dubbi sull’opportunità di questa scelta, da molteplici punti di vista, tra i quali non ultimo il fargli iniziare la scuola con un anno di ritardo rispetto alle regole italiane e i tanti e contraddittori “rumors” e racconti su pessime esperienze vissute da altri bambini presso le scuole pubbliche locali.
Alla fine, chiudendo gli occhi, facendo un bel respiro e raccogliendo reciprocamente un po’ di coraggio, abbiamo deciso per il grande salto, convinti dall’opportunità che il frequentare la scuola di quartiere avrebbe potuto rappresentare per nostro figlio, soprattutto dal punto di vista del miglioramento della lingua e dall’integrazione.
Dieci mesi dopo posso dire che tutto è andato ben oltre le più rosee aspettative. Temevamo sfaceli e sfracelli da parte del diretto interessato, crudelmente separato dai sui amici. Temevamo insormontabili difficoltà linguistiche, incomprensioni culturali, indisponibilità dei compagni ad accogliere “l’ultimo arrivato”. Temevamo la tanto sbandierata rigidità svizzera e il potenziale impatto dirompente su di un bambino decisamente vivacissimo e incredibilmente testardo. Ci aspettavamo convocazioni dalle maestre, rimproveri e lamentele, crisi familiari e personali.
Nulla di tutto ciò è accaduto.
Abbiamo ancora un figlio incredibilmente scalmanato e testardo che in qualche mese ha fatto passi da gigante in una lingua nella quale ha arrancato per tre anni. Che si è trovato talmente spaesato e avversato che “vuole restare per sempre” nel suo Kindergarten, ché tanto la scuola non gli interessa (…) Che va e torna da solo, e anche se sono solo pochi metri deve comunque farsi otto piani di scale per scendere e salire (visto che secondo la migliore tradizione italiana, l’ascensore è vietato ai minori di 12 anni non accompagnati ;-)) e non è mai stato così rapido ad uscire da scuola in tutto il tempo in cui io lo aspettavo fuori!
Sicuramente siamo stati fortunati, in primis con le maestre e con l’ambiente, e la fortuna non dà mai garanzie per il futuro. Non è detto che nei prossimi anni l’esperienza sia altrettanto favorevole e positiva, ma di una cosa sono abbastanza certa: che l’arricchimento portato da questo anno scolastico sia stato mille volte più grande che se fosse rimasto dov’era. E mi riferisco alla vita, non semplicemente ad un programma didattico.
E quando ci sono i giusti presupposti, mai ascoltare troppe voci, troppi pettegolezzi, troppe leggende metropolitane, tramandate col telefono senza fili da chissà dove e chissà chi. Mai avere troppa paura di cambiare.