DOPPIA DOSE DI FELICITA’

 

famiglia

(Immagine tratta da http://www.consigliEducativi.it)

 

Mi sono immedesimata per un attimo, alcuni giorni fa, e ho provato a pensare come potrebbe essere accogliere un figlio all’improvviso. Quasi dalla sera alla mattina, senza alcun preavviso, senza i canonici nove mesi per abituarsi all’idea, prepararsi, allestire concretamente e mentalmente ciò che servirà per la vita insieme a lui/lei. Senza aver avuto la possibilità di pianificare congedi di maternità, organizzazione di giornate, settimane, mesi e anni, acquisti di passeggini, vestiti e pannolini d’ordinanza, scalda biberon e sterilizzatori vari.

Io, che già sono stata adeguatamente impanicata con l’attesa d’ordinanza, credo sarei potuta morire d’infarto. Per fortuna in questa vita non tutti sono come la sottoscritta. Oggi, dopo un’attesa ben più lunga di nove mesi, ma con un preavviso limitato a quattro giorni di calendario, una coppia di amici riceverà da un tribunale dei minori l’autorizzazione ufficiale a diventare mamma e papà di un pupattolo di quattro mesi, mai visto né conosciuto prima. E a portarselo direttamente a casa, senza istruzioni per l’uso, come accade a tutti i genitori, ma forse con qualche difficoltà in più e una dose di amore doppia.

Inutile dire: congratulazioni e in bocca al lupo per una dose doppia di felicità.

OPEN AIR

ventaglio

(Il ventaglio omaggio a tutti i partecipanti all’evento “opera per tutti”)

 

Non vorrei parlare e far interrompere l’incantesimo all’improvviso, ma da quando vivo a Zurigo è la prima volta che vedo un’estate (meglio, a rigore una fine di primavera) di questo tipo dal punto di vista meteorologico. Giornate di sole ininterrotte che neppure in pieno luglio, temperature ben al di sopra della media stagionale degli ultimi mille anni, a volte pure un po’ eccessive  (diciamocelo senza lamentarci troppo) visto che da un paio di giorni alle otto si esce di casa in canottiera e sandali. E la situazione non è usuale. Avvisate magari Trump, che si ricreda sul riscaldamento globale.

L’estate è per la città il periodo tradizionalmente dedicato agli eventi all’aperto, di qualsiasi natura essi siano, in particolare dal punto di vista musicale. Gli zurighesi si sfogano, spesso illudendosi, ahinoi, che tra l’inizio di giugno e la fine di settembre potranno trascorrere le loro giornate e serate “open air“, recuperando così le privazioni di luce del lungo inverno. Non sempre la buona stella li assiste: ricordo concerti attesi per mesi, e profumatamente pagati centinaia di franchi, letteralmente affogati sotto il diluvio incessante e rinfrescati da temperature che richiedevano una bella giacca quasi invernale.

Ma, come disse il saggio, non può piovere per sempre. Sabato scorso era in programma un evento estremamente atteso, che gli anni scorsi noi avevamo sempre disertato causa troppo giovane età della Creatura o avverse condizioni meteo: l’opera per tutti all’aperto, organizzata dal teatro dell’opera di Zurigo che, in occasione di una sua rappresentazione estiva, allestisce nella grande piazza antistante un maxi-schermo dando la possibilità a chiunque di assistere gratuitamente allo spettacolo. Quest’anno era in programma “Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi”.

Noi abbiamo molto improvvisato, non eravamo affatto preparati e abbiamo deciso di andare solo all’ultimo minuto; ci siamo presentati lì con la coperta da pic-nic e null’altro, in mezzo a migliaia di persone sicuramente più esperte di noi nella gestione dell’evento. Non sono un’appassionata di musica lirica, non ne capisco nulla e, a differenza della prosa, che amo molto, non sono mai riuscita a farmi coinvolgere nonostante diversi tentativi di gioventù. L’atmosfera creatasi in una meravigliosa serata estiva, con un clima ideale, è stata però impareggiabile: mille e mille persone vicine eppure rispettose di questo temporaneo “forzato vicinato”, cestini professionali da pic-nic da cui uscivano bottiglie di champagne e prelibatezze gastronomiche di ogni tipo, portate apposta per festeggiare un grande evento, la musica. Tutto ha contribuito a farne un momento da ricordare, che sicuramente vorremo replicare anche in futuro. E pazienza se il nostro improvvisato buffet si è chiuso con una pizza da asporto (very italian-style, però ;-)) e una puntura di ape che non mi ha fatto chiudere la serata proprio come avrebbe meritato!

BILANCI DI (QUASI) FINE ANNO.

medz

(Immagine tratta dal sito http://www.medz.it)

 

Alla fine della scuola qui a Zurigo manca ancora un mese, le lezioni termineranno, infatti, come d’abitudine, a metà luglio, per poi riprendere il 21 agosto col nuovo anno scolastico che per noi segnerà il grande passaggio alla scuola primaria.

Mancando ormai poche settimane alla fine ufficiale del Kindergarten della Creatura, riesco a mente fredda a fare un piccolo bilancio di fine anno, il primo per lui nella scuola svizzera, dopo tre trascorsi in quella italiana bilingue.

La decisione relativa al trasferimento, in alternativa all’inizio del percorso della scuola elementare italiana, non era stato affatto semplice né indolore. Erano parecchi i dubbi sull’opportunità di questa scelta, da molteplici punti di vista, tra i quali non ultimo il fargli iniziare la scuola con un anno di ritardo rispetto alle regole italiane e i tanti e contraddittori “rumors”  e racconti su pessime esperienze vissute da altri bambini presso le scuole pubbliche locali.

Alla fine, chiudendo gli occhi, facendo un bel respiro e raccogliendo reciprocamente un po’ di coraggio, abbiamo deciso per il grande salto, convinti dall’opportunità che il frequentare la scuola di quartiere avrebbe potuto rappresentare per nostro figlio, soprattutto dal punto di vista del miglioramento della lingua e dall’integrazione.

Dieci mesi dopo posso dire che tutto è andato ben oltre le più rosee aspettative. Temevamo sfaceli e sfracelli da parte del diretto interessato, crudelmente separato dai sui amici. Temevamo insormontabili difficoltà linguistiche, incomprensioni culturali, indisponibilità dei compagni ad accogliere “l’ultimo arrivato”. Temevamo la tanto sbandierata rigidità svizzera e il potenziale impatto dirompente su di un bambino decisamente vivacissimo e incredibilmente testardo. Ci aspettavamo convocazioni dalle maestre, rimproveri e lamentele, crisi familiari e personali.

Nulla di tutto ciò è accaduto.

Abbiamo ancora un figlio incredibilmente scalmanato e testardo che in qualche mese ha fatto passi da gigante in una lingua nella quale ha arrancato per tre anni. Che si è trovato talmente spaesato e avversato che “vuole restare per sempre” nel suo Kindergarten, ché tanto la scuola non gli interessa (…) Che va e torna da solo, e anche se sono solo pochi metri deve comunque farsi otto piani di scale per scendere e salire (visto che secondo la migliore tradizione italiana, l’ascensore è vietato ai minori di 12 anni non accompagnati ;-)) e non è mai stato così rapido ad uscire da scuola in tutto il tempo in cui io lo aspettavo fuori!

Sicuramente siamo stati fortunati, in primis con le maestre e con l’ambiente, e la fortuna non dà mai garanzie per il futuro. Non è detto che nei prossimi anni l’esperienza sia altrettanto favorevole e positiva, ma di una cosa sono abbastanza certa: che l’arricchimento portato da questo anno scolastico sia stato mille volte più grande che se fosse rimasto dov’era. E mi riferisco alla vita, non semplicemente ad un programma didattico. 

E quando ci sono i giusti presupposti, mai ascoltare troppe voci, troppi pettegolezzi, troppe leggende metropolitane, tramandate col telefono senza fili da chissà dove e chissà chi. Mai avere troppa paura di cambiare.