QUELLA CERTA DISTANZA

(Immagine http://www.lapermanente.it)

Mi è capitato di recente di dover scrivere alcune email in tedesco, su argomenti un po’ delicati e nei quali la scelta delle parole aveva o poteva avere una discreta rilevanza. Non sono mai particolarmente tranquilla quando mi trovo in queste situazioni. Non ho una padronanza tale della lingua da poter essere certa al cento per cento di esprimere i concetti che voglio, soprattutto in discorsi mediamente complessi, nei quali le sfumature sono importanti.

Scrivo, rileggo, correggo, rileggo, limo. Tolgo, aggiungo. Lavoro più di sottrazione che di addizione, prevalentemente, e ho scoperto che molto spesso il togliere aiuta assai di più dell’aggiungere.

Un’altra cosa ho scoperto, inizialmente in modo abbastanza sorprendente, poi riflettendoci un po’ meno. Riuscivo a mantenere una incredibile lucidità e una visione d’insieme dell’argomento, delle problematiche, del peso che poteva essere dato a ciò che io scrivevo come mai mi è capitato in una vita con lo scrivere nella mia lingua. Quasi che scrivendo in un modo che non mi appartiene in modo viscerale, ma che anzi deve essere attentamente ponderato, io avessi avuto la possibilità, senza alcun particolare sforzo in tal senso, di mantenere una totale distanza emotiva dal tema, quasi come se stessi parlando di avvenimenti accaduti a qualcun altro.

Sono stata ancora una volta piacevolmente sorpresa dagli effetti positivi della “giusta distanza”, dall’essere totalmente in se stessi, stando però, nello stesso tempo, nella percezione di un tutto più ampio che la visione d’insieme. Che sia uno dei pochi effetti positivi del tedesco?!

LA LISTA DELLE COSE BELLE

Ci sono momenti – più o meno per tutti, credo – in cui risulta particolarmente difficile stilare una lista delle cosiddette “cose belle”. Parlando di me, fino a tempi davvero molto recenti si sarebbe trattato di qualcosa che, neppure nei giorni migliori, mi sarebbe venuto in mente di fare.

Adesso, al contrario, cerco di farla quanto più spesso i motivi oggettivi sembrino consigliare esattamente il contrario. Funziona? Naturalmente dipende da cosa significa “funzionare”, anche dal proprio personale punto di vista. Dal mio, almeno un po’, funziona davvero 🙂 e se ciò non è detto che basti a risollevare la giornata nel cento per cento del casi, un piccolo aiuto sicuramente non è mai sgradito.

Regole del gioco: non ci sono regole. Le cose belle possono essere una, due, tre, dieci, cinquanta, mille…tutte quelle che riescono a venire in mente. Se sono troppissime, scegliere “the very best of” 😉

Questa è la mia lista del momento, in ordine sparso, cosi’ come vengono in mente:

  1. le mani della mia massaggiatrice shiatsu
  2. quel libro(/quei libri) che sempre mi consola quando ne ho bisogno: basta che lo apra a caso
  3. il pavimento caldo
  4. cucinare, soprattutto quando il morale è un po’ giù e serve un certo sostegno (non significa poi che si debba mangiare tutto ciò che è stato cucinato)
  5. le vecchie foto (e quelle meno vecchie)
  6. il piumone
  7. il divano
  8. il cielo sopra Zurigo (tranne quando è grigio piombo)
  9. mio figlio
  10. tutte le persone che amo, con l’amore della mia vita al primo posto
  11. la musica
  12. i bei film (anche quelli che fanno piangere)
  13. i venerdì sera
  14. le vacanze
  15. il mare
  16. la Grecia
  17. l’aria pulita (anche quando fuori è sotto zero, come stamattina)
  18. tutti quelli che hanno il coraggio di scrivere, raccontare, tramandare, cose belle. Nonostante tutto.
  19. la bellezza
  20. lo yoga, senza il quale l’elenco precedente non avrebbe ragione di esistere

LATERNENUMZUG e IL FLUSSO DELLA VITA.

(Immagine http://www.sueddeutsche.de)

In una giornata autunnale cupa e freddina e con incombente minaccia di pioggia (anche se il meteo di 24 ore fa preannunciava cose diverse) avremo stasera l’onore di partecipare alla periodica Laternenumzug: la tradizionale sfilata con le lanterne accese che i bambini in età scolare svolgono nel mese di novembre (in corrispondenza più o meno del giorno di San Martino) per ricordare a loro stessi e al mondo che c’è una luce in fondo al tunnel invernale che, prima o poi, di nuovo trionferà sulle tenebre. L’altra variante molto svizzera è quella delle rape scavate all’interno e illuminate con un lumino. Il tutto é estremamente coreografico e tipico, il problema naturalmente nasce dalle condizioni climatiche del periodo che rendono il paio d’ore di permanenza all’aperto non necessariamente piacevoli. Il mio coinvolgimento emotivo nell’impresa arriva a sfiorare il meno infinito e insomma: cosa pretendete da me?

Non sono di umore particolarmente amabile in questi ultimi giorni. Nonostante i migliori propositi del mondo (e quest’anno ne avevo fatti parecchi poche settimane fa) novembre resta novembre. Il mese che vorrei da sempre CANCELLARE dal calendario.

Poi ogni tanto rinsavisco, o almeno ci provo. Accettazione. Restare nel flusso degli eventi. Non opporsi alla corrente. Anche se gli eventi sono qualche scocciatura, qualche malanno di stagione, qualche notizia di cronaca semplicemente impossibile da sopportare per qualunque essere umano degno di senno (e qui potremmo aprire un enorme capitolo, che non apriremo). La sensazione di essere nuda, priva di qualsiasi protezione da me stessa e dal mondo. Le lacrime che scorrono alle crudeltà spaventose di un neonato affatto da una malattia fatale, dell’odio incontenibile tra popoli e culture, da ciò che sembra totalmente privo di senso (e magari lo è).

Il fiume scorre, la vita pure, qualche scocciatura magari si dilegua nei meandri della corrente. E arriva la notizia meravigliosa e inaspettata di una creatura innocente salvata dall’insensatezza dell’odio e della violenza, poi quella di un’allieva incinta con preoccupazioni per la salute della sua creatura che comunica che tutto è a posto. E sotto la pelle il sole ritorna a splendere un po’, anche se fuori continua ad essere buio e freddo. Che meraviglia i finali col botto.