L’ULTIMO DEI WEYNFELDT – Il venerdì del libro.

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E’ una Zurigo presente in ogni pagina, forse ogni riga, di questo piacevole romanzo, anche se mai chiamata espressamente con il suo nome. Una Zurigo che si riconosce dalle descrizioni dei luoghi, delle abitudini dei personaggi, dal clima (con le sue improvvise “estati indiane” e il suo altrettanto repentino precipitare in un gelo improvviso, nel tempo in cui una finestra viene sbattuta dal vento), dai suoi onnipresenti tram, i suoi locali, dai soldi – tanti, tantissimi – che sembrano muovere quasi tutto.

Martin Suter è un autore zurighese vivente, del quale da tempo volevo leggere qualcosa e speravo di farlo in tedesco: avendo stabilito che l’impresa sarebbe al momento oltre le mie realistiche possibilità, ho deciso di provare con la traduzione italiana, dopo aver scoperto, proprio grazie al “Venerdì del libro” che alcuni suoi libri sono editi da Sellerio (e la cosa mi è parsa pure parecchio curiosa: uno scrittore svizzero pubblicato da una casa editrice siciliana ;-)).

Ho scelto il titolo a caso, o forse pescando quello che su Amazon aveva recensioni migliori. Beh, mi è piaciuto moltissimo, onestamente oltre le aspettative, ragion per cui  leggerò sicuramente anche altro. 

“L’ultimo dei Weynfeldt” è un romanzo ambientato nel mondo dell’arte e ha per protagonista una vera opera d’arte, le cui vicende si intrecciano inestricabilmente con quelle del ricco novero di personaggi tratteggiati da Suter, indiscussi signori di una “Zurigo bene” forse in via d’estinzione, come il titolo del libro parrebbe suggerire, i cui giochi vengono sparigliati dall’apparizione di una misteriosa donna proveniente da tutt’altro rango.

“Fu durante la lunga attesa di un segno di vita da parte di Lorena che arrivò l’ondata di freddo da tempo annunciata. Weynfeldt vide letteralmente arrivare il fronte freddo. Era da Diaco per l’ultima prova dei due vestiti che aveva fatto confezionare apposta per quell’inverno insolitamente caldo, quando nella stanza si fece buio.Una nuvolaglia compatta come un tappeto di feltro grigio aveva coperto il sole che ancora un attimo prima sfolgorava in un cielo appena striato. Quasi nello stesso istante un vento gelido gonfiò la tenda di tulle davanti alla finestra semiaperta.”

 

Questo post partecipa a “Il Venerdì del libro”

 

 

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