“Olive, ancora lei” – Venerdì del libro

Ho letto alcuni mesi fa il “primo capitolo” del famosissimo libro di Elizabeth Strout (premio Pulitzer 2009). Eravamo nel soleggiato lockdown svizzero e ricordo momenti trascorsi sul balcone alle prese con un libro che mi incuriosiva moltissimo (non fosse altro che per la sua fama) e che mi aspettavo completamente diverso da come si stava rivelando.

L’ho letto, terminato, e lasciato lì un po’ a decantare. Era uscito da poco il “seguito”, a distanza di un decennio, ed ero indecisa se prenderlo o meno. Qualche settimana fa mi sono detta “perché no?“.

Riesco a trovare una sola parola che lo descriva bene: immenso. È un libro immenso, fatto di piccole storie, molte di una grandezza infinita: è la verità sulla vita umana e le sue stagioni, sulla solitudine (Olive Kitteridge è tutto un trattato esistenziale sulla solitudine umana), sul dolore e le piccole gioie, un ritratto lucido e impietoso della società (americana sicuramente, ma non solo), che lascia alla fine qualcosa di enormemente grande che non ci abbandonerà mai.

Non è una lettura “leggera”, nel senso che non porta altrove (cosa di cui spesso sento necessità in questi tempi difficili), al contrario scava profondamente all’interno, ma in modo meraviglioso e con una scrittura cristallina che a tratti toglie il fiato . Ognuno troverà il suo capitolo preferito, il mio è “Luce”.

Questo post partecipa al “Venerdì del libro” di Homemademamma.

Lei avrebbe scritto della luce di febbraio. Di come cambiava l’aspetto del mondo. Stavano sempre tutti a lamentarsi, di febbraio; che faceva freddo e nevicava e il clima era umido perlopiù, e la gente aveva voglia di primavera. Ma per Cindy la luce del mese era sempre stata un mistero, e tale restava tuttora. Perché in febbraio le giornate cominciavano davvero ad allungarsi e, a ben guardare, uno poteva accorgersene. E vedeva come, verso sera, il mondo sembrasse spaccarsi come un melograno e la luce residua filtrare tra i rami nudi, come una promessa. C’era una promessa dentro quella luce, ed era una cosa fantastica. Sdraiata sul letto, Cindy riusciva a vederlo anche adesso, l’oro dell’ultima luce che squarciava il mondo.”

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