L’APARTHEID DEI COMPLEANNI

Divieto accesso non addetti

Bisogna ormai dirlo: i bambini, quasi sin dai primi anni di vita, hanno una vita sociale mediamente invidiabile. Sicuramente più della mia.

A partire dai quattro/cinque anni, quando non prima, inizia l’intensa stagione delle feste di compleanno, abitualmente in concomitanza dell’anno scolastico. A chi, come a mio figlio, è capitato di nascere in piena estate tocca il considerevole sforzo organizzativo di anticipare o posticipare i festeggiamenti rispetto alla zona vacanze che rischia di essere off-limits rispetto a qualsiasi invito.

Nonostante per i genitori l’attività di accompagnamento alle festicciole varie rischi a tratti di essere una solenne rottura di scatole (e qui si distinguono i due schieramenti: quello di coloro che stigmatizzano fino alla morte i compleanni del sabato e domenica, e quello di coloro che in ogni modo li ritengono meno peggio rispetto agli incastri della settimana), io devo dire che mi fanno grande tenerezza. I bambini, non i compleanni, che per un giorno sembrano i re dell’universo rispetto al quale tutto passa in secondo piano, in spasmodica attesa di spacchettare quei regalini anelati per settimane, di un pomeriggio delirante in cui quasi tutto è permesso e loro si divertono davvero in modo commovente. Mi fanno un po’ tenerezza, pur se mista a profondo disgusto, anche quando sputano tutti inevitabilmente sulla torta in attesa di spegnere le candeline: anzi, dovrei dire che mi fa tenerezza la dimostrazione vivente che un sistema immunitario esiste ed è, abitualmente, molto efficiente, altrimenti non si spiegherebbero sopravvissuti.

Quello che, al contrario, non mi fa tenerezza per nulla, ma a cui temo dovrò sempre più abituarmi, è il trend che si manifesta sempre più man mano che le creature crescono, per cui i maschi invitano alla loro festa solo i maschi e le femmine solo le femmine. Onestamente, dopo averli visti per diversi anni giocare insieme a qualsiasi gioco, rispetto al quale non esisteva nessuna etichetta precostituita, la cosa mi procura una discreta tristezza, non riuscendo a comprendere fino in fondo le ragioni di tale segregazione. Capisco altrettanto perfettamente che temo di dovermici sempre più abituare.