ARMONIA


È stato uno dei primi sabati “normali” da quando viviamo a Zurigo. Senza strascichi da incombenze post trasloco, senza scarpiere da montare, lampadari da fissare al soffitto, senza rimpatri Il lago di Zurigo (foto Carlotta G.)temporanei, senza viaggi al di là della frontiera.
Un giorno normale di un fine settimana normale, per una famiglia normale che, pian piano, sta cercando nuovi ritmi, nuovi equilibri e la sua dimensione.
Eppure mi trovo a scriverne perchè, nella sua assoluta normalità, è stato un sabato stranamente eccezionale. Nell’atmosfera, nel semplice relax di fare cose niente affatto eclatanti, respirando un clima diverso.
Un giro al parco del quartiere, la mattina. Un’oasi di verde, animali, acqua e sole a due passi da casa. Bambini che possono trascorrere il tempo vicino agli asinelli, ai pony, conigli, galline e uccellini delle più diverse specie. Possono arrampicarsi verso il cielo, volare con l’altalena, costruire castelli di sabbia e sguazzare nell’acqua.
Un breve giro in battello sul lago, poco più di un’ora tra le due sponde, ad ammirare un sole incredibile, un clima invidiabile che mai avrei immaginato potesse esistere qui anche solo poche settimane fa.
Il Patato curioso ed eccitato per essere salito per la prima volta su “una nave glandeee“, ubriaco di luce e di vento, col suo gelato multicolor della merenda fuori orario.
E ammirare dal largo un verde infinito lungo le rive, le piccole spiagge, i pontili ordinati e curatissimi, le bandiere che svolazzano nella brezza del pomeriggio.
Le persone all’aperto, sui terrazzi e nei giardini, a godersi l’estate con una birra, un bicchiere di vino o, semplicemente, a guardare l’orizzonte in attesa del tramonto.
Poi tornare a casa in tram, così come eri venuto, dopo cinque minuti di attesa, e gustarti il piacere di quel tragitto da cui non scenderesti quasi mai più. Senza una coda, senza un semaforo, senza smog da respirare a ogni angolo.
La famiglia non ha fatto nulla di straordinario oggi. Da donna di lago quale sono altre volte ho ammirato sponde, sono salita e scesa da imbarcazioni, sono stata accecata dalla luce e dall’acqua, gustando luoghi meravigliosi.
Il punto vero qui non è il COSA, ma il COME. Quel come che, tra le nostre frontiere, sembra ormai svanito nelle pieghe di un mondo dimenticato. Quasi che nessuno sappia e comprenda più il senso di qualche momento di semplice relax, riposo, pausa, sosta e contemplazione del mondo che ci circonda.
Forse che qualcosa sia stato dato troppo per scontato per troppo tempo e, forse, alla fine si sia miseramente smarrito?
Ed è un qualcosa che qui, in una terra del nord raramente baciata dal sole e dalla tiepida brezza, senza le meraviglie della cucina mediterranea o le gioie del mare, senza il conforto di una lingua calda e musicale o di quell’arte che tutto il mondo ci invidia, si respira in ogni angolo di un fine settimana qualsiasi, o di una sera di un giorno qualsiasi, non appena allietati da un cielo sereno e da un po’ di tepore. E quella cosa si chiama ARMONIA.
E sto ancora pensando a cosa mi ha detto il marito, mentre tornavamo a casa: “Se io fossi in loro questa cosa continuerei a difenderla con ogni mezzo possibile. Con ogni mezzo possibile”