DEUTSCH IN PROGRESS

La lingua tedesca continua ad apparire grande nemica di mio figlio che, ancora, rifiuta categoricamente di rivolgere persino la parola alla maestra germanica. Salvo poi, tra le mura domestiche, sbizzarrirsi intensamente in improbabili performance canore.
Nessuno ha, sino ad ora, davvero capito i motivi di tale strenua protesta, probabilmente neppure il diretto interessato che, come si sa, trae ragioni di vita nell’opposizione immotivata alla qualsiasi.
Per tentare di compensare la media familiare, già inesistente, la sottoscritta continua diligentemente i suoi corsi bisettimanali, trascinandosi spesso estenuata tra generi misteriosi, astruse costruzioni di frasi e tempi verbali che, nella migliore delle ipotesi, riuscirà forse a praticare tra una decina d’anni.
Questa settimana pure le fasi ormonali hanno giocato a sfavore, con il risultato di far arrivare la poveretta al limite della depressione acuta, dopo ore impiegate a tentar di capire le venti milioni di casistiche della coniugazione dei verbi al passato.
Ma, ancora, non era abbastanza, visto che la sfiga, come si sa, quando inizia ci vede benissimo.
L’auto di famiglia improvvisamente finisce kaputt (per probabile ripicca contro la codaccia al Gottardo di domenica sera), col risultato che la sottoscritta, nonostante di sesso femminile e totalmente ignorante in materia di motori, trascorra ore allucinanti tentando di risolvere, oltre agli ormoni sballati e un mal di gola da urlo, inquietanti rebus linguistici coi meccanici della concessionaria parlanti in dialetto svizzero.
Bilancio complessivo della giornata: gli ormoni sono ancora sballati, il mal di gola è esattamente dov’era, la nostra auto pure, in attesa di non so quale pezzo di ricambio (a non so quale costo, cosa che, assicuro, in Svizzera può essere un problema!)
La ciliegina sulla torta è che domani sera dovremmo partire, ma forse, ‘sta volta, un bel weekend sul divano con plaid e tisana potrebbe sembrare un’ottima prospettiva.

Un pensiero su “DEUTSCH IN PROGRESS

  1. Mio nipote è venuto in Svizzera (da Roma)a 18 mesi, proprio quando stava iniziando a parlare. Ha avuto davvero uno schock linguistico, anche perchè i suoi due fratelli maggiori hanno iniziato quasi da subito a parlare svizzero in quanto avevano già frequentato 2 anni di scuola elementare svizzera a Roma. Non solo si rifiutava di imparare lo svizzero, ma si arrabbiava quando in casa lo sentiva parlare(la mamma lo parla piuttosto bene) e chiedeva a tutti “tu parli taliano con me?” (diceva proprio “taliano”). Poi tra frequentazione di spielgruppe e scuola materna piano piano ha capito che gli conveniva smettere la guerra contro il tedesco e imparare a capirlo e parlarlo per poter comunicare con i suoi amici. Inoltre tuo figlio ha tre anni come il mio, e, da quello che stiamo sperimentando anche noi, il rifiutarsi di fare qualcosa è molto probabilmente uno dei diversi modi affermazione dell'”io”(il nostro treenne fa delle scene assurde perchè non vuole andare al nido, considerando che ci è sempre andato molto volentieri). Quindi coraggio, vedrai che prima o poi, quasi improvvisamente, inizierà a parlare svizzero…..e tu non lo capirai 😉

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