L’asilo nido del Patato si trova nello stesso edificio della scuola dell’infanzia (io mica sono abituata a chiamarla così, per me continua ad essere la “scuola materna”. Dovrò farmene una ragione entro il prossimo anno).
Alla fine dell’orario pomeridiano spesso si incrociano all’uscita i bimbi dell’uno e dell’altra, in un delirio cacofonico di passeggini, monopattini, biciclette, insieme a mamme, nonni, eccetera eccetera. Vorrei dire anche papà, ma la cosa costituisce ancora una notevole eccezione, ad esclusione dei turnisti e (purtroppo) dei cassaintegrati – disoccupati.
Uno spicchio di mondo che sarebbe interessante anche osservare senza “secondi fini”, mettendosi lì, in un angolino, zitti zitti per una mezz’oretta, rischiando però che qualcuno chiami i carabinieri, considerandolo un comportamento sospetto.
Ieri uscivo dall’asilo, mio figlio per mano, il passeggino nell’altra, pronti per il giretto di rito, votato all’osservazione del mondo che, di questi tempi, significa in grande prevalenza la caccia alla ruspa e allo schiacciasassi del cantiere. Più grandi sono, più sono in movimento e migliore sarà il nostro pomeriggio.
Nei sei-sette metri di percorso dal cancello dell’asilo al marciapiede ci troviamo improvvisamente davanti un bambino della materna (ehm, pardon, della scuola dell’infanzia), sui quattro o cinque anni, che si mette di fronte al Patato, lo guarda e gli dice “Ciao occhibelli!”
Sopraggiunge il nonno che, dopo una rapida occhiata, si rivolge a me con aria interrogativa, chiedendo “Suo figlio é maschio, vero?”
“Sì, é un maschio…”
Allontanandosi col nipotino lo apostrofa con un “Ma tu dici occhibelli ai maschi?!”
E io dico: MAH…
CIAO OCCHIBELLI!
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Buongiorno Carlotta,
Ma non gli è proprio venuto in mente al nonno che “occhibelli” suo nipote l’ha sentito ed imparato da un adulto che appella così il Patato all’asilo (per me si chiamano solo così )
In realtà lo sa ma le Paure oggi vincono sulla spontaneità persino di un bambino. Forse è il caso di andare tutti all ‘asilo, senza forse perché tutti ci siamo un po’ “rovinati”
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In quanto a “rovine” siamo abbastanza sicuri….
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Rovinati, danneggiati …ma “riparabili” attraverso il senso critico che dovrebbe fare la differenza tra un bambino e un adulto. La mia lettura è dei tempi non del Nonno, cari i Nonni.
Grazie per la riflessione!
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